Serate brave nel cortile dell’asilo…

SERATE BRAVE NELCORTILE DELL’ASILO.
I NOSTRI RAGAZZI HANNO TUTTO O VIVONO NEL NULLA?
MA E’ CAUSA LORO?
tetto_asilo_FUna sera d’inizio estate, un gruppo di ragazzini/e, giovanissimi, gente attorno all’età delle scuole medie, sono entrati dal parco, superando la ringhiera divisoria, nell’area del nostro Asilo, come forse hanno fatto già altre volte.Non sono a casa loro ma si muovono come se fossero padroni di tutto, poi salgono sul tetto e si scattano anche la foto ricordo.
Che si rompano le tegole camminando,per loro è assolutamente secondario.
E’ il sabato 11 luglio. Entrano di nuovo nell’area giochi della nostra Scuola Materna San Marco.
Ad un certo punto una signora del vicinato chiama i vigili urbani (un ringraziamento particolare a questa signora). I vigili arrivano (grazie anche a loro per l’intervento), identificano i ragazzini, chiamano i genitori per riconsegnarli.
L’area dell’asilo è in disordine, alcuni giochi sono danneggiati, un vetro è stato rotto, immondizie sparse …
Poi qualcuno deve ripulire l’area: in mezzo alle varie schifezze ci sono bottiglie rotte e intere, pacchetti vuoti e mozziconi di sigarette, buste vuote di preservativi (“ma dai! Sono così piccoli! Forse non è roba loro. Magari li ha lasciati qualcun altro”. Certo, sicuramente, magari ne hanno fatto palloncini oppure è passato un ufo …), e deodorante (così si può anche tornare a casa già deodorati).
Questi sono i dati, ognuno può fare le sue considerazioni e deduzioni.
Prima osservazione.
Avrei potuto (forse dovuto) fare denuncia, almeno per i danni.
Non l’ho fatto.
Sapete che nessuno si è presentato, non dico a chiedere se ci sono danni da pagare, ma neanche a chiedere scusa o a spiegare o a informarsi?
Nulla.
La prima tentazione che mi è venuta è quella di pubblicare i nomi, non dei bambini, ma di tutti i genitori.
Seconda osservazione.
Vi immaginate che putiferio sarebbe esploso se i vigili avessero sorpreso un gruppo di bambini rom o di profughi? Saremmo finiti sulla stampa nazionale. Invece è “roba” di casa nostra, “udinesi”, borgo Chiavris e dintorni. Cultura nostra. Educazione nostra. Brava gente. E allora non fa problema.
Terza osservazione.
Ma pensiamo veramente che lasciare dei quasi bambini girare più o meno “in branco” nella nottata di un sabato vuol dire tirar su gente libera?
Forse abbiamo impegni o occupazioni più importanti dell’attenzione ai nostri figli?
Sembra che, arrivati a recuperare i figli dai vigili, alcuni genitori abbiano “accusato il colpo”, altri invece se ne siano ripartiti in fastiditi, quasi strafottenti di fronte ad una specie di disturbo che gli poteva essere risparmiato.
Carissimi, non sottovalutate una cosa come questa. E speriamo che non sia troppo tardi. Altrimenti vi ritroverete con i vostri figli che, cresciuti, vi daranno le legnate se non gli darete abbastanza soldi, ecc. …
Quarta osservazione.
Chi minimizza un fatto come questo è dannoso a se stesso, a quelli di casa sua e a tutta la comunità.
Tutti abbiamo fatto delle bravate.
Ma questa non è una bravata: indica una modalità di incontrarsi (per molti di loro non era certo la prima volta, né è stata l’ultima) e di passare il tempo, con alcuni comportamenti messi a tema, imparando dagli esempi e dalle sghignazzate di giovani e adulti che se ne fregano delle cose e delle proprietà altrui e che si trattano tra loro e tra maschi e femmine, come se fossero de gli animali in calore, liberi naturalmente di dare sfogo ai loro istinti e alle loro pulsioni ormonali come e quando vogliono.
Quinta osservazione.
E’ evidente che ci si può trovare in difficoltà nel proprio essere genitori.
Non si risolve né fregandosene, né chiudendo i figli in casa. Non bisogna avere paura di aiutarsi a vicenda.
Aiutiamoci. Nessuno di noi nasce imparato, come si dice, ma occasioni di aiuto reciproco ci sono, e altre, nuove, possiamo costruirle.
Sapete bene che viviamo in un tempo dove tanti affermano che non c’è più una verità sull’uomo, che non ci sono regole morali: ognuno fa le sue. Come se non ci fosse neanche più bisogno di fare fatica e di imparare a essere buoni.
Niente di più sbagliato, e su questo punto raccogliamo quello che seminiamo.
In realtà stiamo solo vivendo in modo immorale.
I ragazzi non sono il problema, sono una “risorsa” grande che abbiamo.
Il problema siamo noi adulti che non sappiamo più a cosa e come educare. Noi, come comunità cristiana, abbiamo la nostra responsabilità, tutti.
E dobbiamo chiederci: nel nulla che c’è, nelle sfumature di grigio, chi ha il compito di far vedere di nuovo una bellezza e una verità della vita, avventurosa e piena di significato, drammatica e lieta allo stesso tempo, possibile per tutti?
Non per la nostra bravura, ma per il bene che a nostra volta abbiamo ricevuto, ancora di più oggi, in queste situazioni, abbiamo il compito di essere testimoni del
Bene, in prima persona e come comunità.
Noi sappiamo che, come dice il salmo: “se il Signore non costruisce la città, invano noi mettiamo pietra su pietra”.
Buon lavoro a tutti.
don Carlo Gervasi

 

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