Astori e la Pasqua

 Astori e la Pasqua
Ci sono alcuni fatti che, per le circostanze in cui accadono, colpiscono e fanno pensare più di altri. Davide Astori era il capitano della Fiorentina e giocatore della Nazionale. Era qui a Udine per giocare la partita contro l’Udinese.
Nella notte tra il 3 e il 4 marzo è morto mentre dormiva in albergo. 
Morte improvvisa. Arresto cardiaco. 31 anni. Fisico allenato e controllato. Benvoluto da tutti i compagni. Un esempio nel suo lavoro di calciatore. I genitori, una compagna, una figlia di 2 anni.

Sospeso il campionato di calcio. Nelle amichevoli di fine marzo tutti i giocatori della nazionale di calcio, prima della partita, avevano la sua maglia … Tanti hanno detto: «Siamo sconvolti». «Non ho parole».

Il vescovo di Firenze al funerale ha detto: «… Posso solo piangere con voi. E offrirvi qualche motivo per pensare. Comincio da una frase del Vangelo che a qualcuno forse sarà tornata alla mente di fronte alla morte del nostro capitano: «Non sapete né il giorno né l’ora». Sono parole di Gesù e, nel richiamare ad una vigile responsabilità nella vita, ce ne ricordano l’innata fragilità. E’ così. Il bene più grande che abbiamo nelle mani, il fondamento di tutti gli altri, non è un bene di cui possiamo disporre: la vita ci è data, come un dono d’amore dei nostri genitori, senza che noi la chiediamo; ci è tolta dalla morte, come una rapina, in tempi e modi imprevedibili. La fragilità della vita ci pesa in modo insopportabile, a noi uomini e donne che vorremmo avere tutto sotto controllo, essere padroni assoluti di noi stessi, delle nostre scelte, delle nostre possibilità …».

Dramma. Domande.
La vita potrebbe essere tutta una grande fregatura? Una specie di “roulette” senza giustizia dove molti restano fregati? Perché? Cosa posso fare? Con chi prendersela?
Domande (queste ed altre) che non si devono tacere.

Quasi duemila anni fa, a Gerusalemme, una notte di primavera, è accaduta una cosa che ha cambiato le carte in tavola. L’unica cosa che ha cambiato le carte in tavola.

Lo avevano messo nel sepolcro da venerdì, dopo che aveva dato la vita sulla croce. Era, noi la chiamiamo, domenica mattina. Presto. Ancora notte. La Maddalena torna verso casa di corsa e avverte Pietro. La tomba è vuota.

Sepolcro vuoto

Pietro e Giovanni corrono al sepolcro. «E videro e credettero». Poi apparve ai dodici, spaventati. Ma non c’era Tommaso. «Metti qua le tue mani e tocca il mio costato … e non essere incredulo ma credente». «Mio Signore e mio Dio!».

E’ l’inizio di un popolo nuovo che crede nel Risorto, che guarda la vita con la prospettiva dell’eternità, uomini che cominciano a sperimentare che tutto di loro è salvato, anche se muoiono, anche se li uccidono … E’ questo l’annuncio che sconvolgerà il mondo e che arriva fino a noi.

«Se Gesù non fosse risorto la nostra fede non servirebbe a niente», sarebbe una delle tante diverse opzioni religiose.

No. Se è risorto cambia tutto.

Se Lui è presente è già cambiato tutto. «Non potete essere come quelli che non hanno speranza».

Non c’è battaglia ideale, scelta, presa di posizione, più decisiva per la vita di ciascuno di questa: “Credo che è risorto”.

E ci vuole tutta l’intelligenza, la ragionevolezza, la scienza, il cuore, la fiducia, il dono dello Spirito, per poter dire così.

Proprio una scelta da uomini veri!

Nella prospettiva dell’Eterno, di fronte ad una tomba vuota e alla promessa: «Sono con voi tutti i giorni». Buona Pasqua!

don Carlo Gervasi