La Storia

Anno 1314
Il 26 gennaio, Andrea Frulga, mercante udinese lascia, con il suo testamento, un legato per la costruzione di una piccola chiesa in Chiavris: “S. Tome de Caprileiss’.
1610/1659
Viene rinnovata la vecchia cappellina ormai in rovina con approvazione da parte del Patriarca Giovanni Dolfin: viene. edificata in località “Armentaressa” Parroco il prelato di Pademo.
1867
Incameramento da parte del Demanio della chiesa e della casa del cappellano per debiti relativi a mancati pagamenti di prediali.
1876
Il Comune accorda la somma di L. 500 per saldare i debiti e rilevare definitivamente la chiesa da parte della Fabriceria.
1895
Don Chiavon, sacerdote novello, trova la chiesa mezzo diroccata e chiede ai superiori il permesso di edificarene una nuova e più grande.
1896
31 luglio, inizio lavori di scavo per le fondamenta della nuova chiesa. Benefattori principali Fortunato Vivant ed il comm. Marco Volpe. Progetto dell’ing. Giovanni Falcioni.
24.08.1896
Inizio fondazioni campanile e sacrestia. Benedizione della la pietra.
20.12.1897
Festa di S. Tomaso: benedizione delle campane.
24.4.1898
Consacrazione della chiesa da parte di Mons. Zamburlini che la dedica a S. Tommaso apostolo e a S. Marco Evangelista.

Quindi, nell’anno 2018, a San Marco, si sono compiati 120 anni dalla consacrazione della chiesa.

1914
13 agosto 1914 ingresso di don Davide Floreani.
1917
La chiesa di S. Tommaso e Marco viene eretta Parrocchia
30.05.1925
Inaugurazione delle lapidi ai lati dell’ingresso della chiesa e nello stesso anno inaugurazione dell’organo.
1935
Il prof. L. Moro affresca il catino absidale ed il soffitto della navata.
1943
Il prof. G.Moro realizza i due affreschi ai lati del coro raffiguranti i Santi titolari
20.12.1950
Muore don Floreani.
05.1951
Il nuovo parroco è don Leandro Comelli.
1985
La Parrocchia assume la definitiva definizione di “Parrocchia di S. Marco Evangelista”. I nuclei familiari sono circa 3.000.
1991
Il 29 luglio, per mano di due balordi, mons. Leandro Comelli e la signora Rosa Cipriani muoiono e la casa canonica viene bruciata.
21.03.1992
Il nuovo parroco è don Gastone Candusso.
15.09.2002
Il nuovo parroco è don Sergio De Cecco.
24.10.2010
Il nuovo parroco è don Carlo Gervasi.


Le nostre radici

Predicazione, liturgia, missione, testimonianza e servizio ritmano l’esistenza ecclesiale della comunità di S. Marco nella solidarietà attiva con tutti gli uomini.

ALCUNE DATE FONDAMENTALI

Il 26 gennaio 1314 veniva documentata la prima offerta a favore della chiesa di San Tommaso in Chiavris, forse costruita da poco dal gruppo di pastori e contadini abitanti della zona.

La prima visita pastorale del 1593 la vede chiesa di una delle borgate di Paderno, dotata di battistero e di tabernacolo.
C’erano due banchi, uno per inginocchiarsi e uno per conservare i paramenti di “buona stoffa, ma consumati”. I vasi erano dorati o d’argento.
C’era il libro dei battezzati e quello con l’elenco degli offerenti per le Messe dei defunti e il Messale.
Intorno alla chiesa c’era un piccolo cimitero.

Nel 1600 la chiesetta appare corrosa dall’umidità, ma pulita e ordinata.
Viene lentamente restaurata e nel 1660 il patriarca Dolfin la giudica decorosa e bella. Dai registri parrocchiali appare lo spirito comunitario della popolazione; alcuni laici, eletti dall’assemblea, provvedevano alla manutenzione del luogo e dei beni, all’acquisto degli arredi, a incaricare delle celebrazioni il Pievano di Paderno, i cantori, il sagrestano.

Alla fine del 1800 fu deciso di ampliare la chiesetta.

I lavori iniziarono lunedì 31 luglio 1896 e i parrocchiani parteciparono con materiale, giornate di lavoro, offerte.

Il 24 aprile 1898 la nuova chiesa veniva consacrata con i titoli di San Tommaso e San Marco.

Nel 1906 si pensò alla costruzione della canonica che fu completata solo nel 1914. Il 13 agosto vi entrava don Davide Floreani primo parroco dal 1919, appena rientrato dal servizio militare di cappellano.

Nel 1927 fu risistemata la canonica, il piccolo giardino antistante, l’orto e fu commutata con il Comune una striscia di terreno lungo l’abside e il campanile, necessaria per l’allargamento di Via Tarcento, con la zona dell’attuale cortile parrocchiale.

Nel 1935 fu affrescata l’abside con Cristo Re e il soffitto con l’Immacolata, aperte delle nicchie laterali per la statua del Sacro Cuore e di Maria (poi dal 1975 spostata all’altare della Sacra Famiglia e sostituita con la statua di San Giuseppe).

Nel 1950 furono acquistate due casette in fondo al cortile per allargarlo.

Il 20 dicembre 1950 moriva don Davide e il 26 maggio 1951 giungeva don Leandro Comelli.

Nel 1960 veniva costruito l’oratorio dall’architetto Luciano Ria e dal 1969 gli abituali soggiorni estivi vennero accolti dalla casa di Pierabech acquistata più tardi nel 1976.

Nel 1977 una parte del territorio parrocchiale veniva staccata per costruire la parrocchia di San Giovanni Bosco.

Nel 1991 Mons. Leandro veniva chiamato a continuare più da vicino presso il Padre la sua opera di intercessore verso i parrocchiani tutti, insieme a don Davide, don Annibale, don Luca e tanti laici religiosi che questa comunità hanno amato.

Nel 1992 DON GASTONE veniva nominato parroco.

Nel 2001 DON SERGIO veniva nominato parroco.

Nel 2010 DON CARLO veniva nominato parroco.


L’impegno pastorale dei Parroci

Già DON DAVIDE si dedicò all’accoglienza dei bambini e all’assistenza dei malati accentuando insieme il senso comunitario e di corresponsabilità dei laici nella crescita spirituale e sociale A comprova di ciò basta ricordare lo spazio dato all’A.C.I., alla catechesi, alle missioni, al coro, ma anche all’associazione per sordomuti e a quella fra maestri, al cinema, al teatro parrocchiali.
Furono aiutati, internati e profughi, partigiani e fascisti, cosacchi e parrocchiani in difficoltà.
Nei momenti di crisi, come nel 1940, DON DAVIDE scriveva “Bisogna parlare poco e bene. Bisogna pregare e vivere la carità”.

 

Anche per DON LEANDRO preghiera, liturgia, catechesi, carità e assistenza ai malati furono punti cardinali della vita pastorale.
Sempre in veste talare, in bicicletta, fece della canonica una famiglia aperta dove tutti i sacerdoti, laici, religiosi, italiani o stranieri, trovavano accoglienza e ciascuno poteva dare il meglio di se nelle iniziative per il Regno di Dio.
DON LEANDRO ebbe il dono dello Spirito di promuovere la fraternità fra le persone anzitutto con i sacerdoti coadiutori, con i familiari, con agne Zine, con Nisio, con Angelina, con Rosa e con tutti i parrocchiani.
Il seme dell’amore di cristo per i fratelli posto nella terra di Chiavris dal 1300 è germogliato, ha dato frutti e si è fatto una pianta robusta che si è collegata per le vie misteriose di Dio con tante situazioni del Mondo.

In seguito DON GASTONE, come parroco, ha rappresentato l’unità della comunità parrocchiale con il suo Vescovo Mons. Battisti, l’ha fatta crescere nella fede, nella speranza, nella carità. Anche attraverso piccoli e semplici segni ha fatto partecipe la parrocchia dell’universalità della Chiesa e ai bisogni del mondo.
Egli è stato fautore dei numerosi interventi di missionarietà, di solidarietà in Polonia con don Giuseppe, di amicizia con Padre Push, del flusso di viveri, vestiario e suppellettili verso la Croazia e la Bosnia. Egli, inoltre, ha sostenuto la preghiera, ha permesso le iniziative nate dalla fantasia e dall’amore di tanti, ha rappresentato per la comunità l’accoglienza, la gratitudine e la testimonianza della fede nel fatto strepitoso che Dio ama ciascuno personalmente e insieme come popolo, ponendo la sua dimora fra noi nel Suo Figlio Gesù donato morto e risorto per la salvezza nostra e di tutti.

Con DON SERGIO ed ora con DON CARLO la comunità continua la sua attività con impegno e perseveranza alla ricerca del Cristo Risorto nella vita di tutti i giorni.

 


San Marco

Nei libri del Nuovo Testamento Marco è ricordato dieci volte, col nome ebraico di Giovanni, col nome romano di Marco o col doppio nome di Giovanni Marco. Per alcuni studiosi si dovrebbero distinguere due o addirittura tre Marco. Noi accettiamo qui l’opinione più comune di un solo Giovanni Marco, figlio di quella Maria nella cui casa si radunavano i primi cristiani di Gerusalemme e dove andò a rifugiarsi lo stesso S. Pietro dopo la prodigiosa liberazione dal carcere.
Marco, ebreo di origine, nacque probabilmente fuori della Palestina, da famiglia benestante. S. Pietro, che lo chiama “figlio mio”, lo ebbe certamente con sè nei viaggi missionari in Oriente e a Roma, dove avrebbe scritto il Vangelo. L’antichità cristiana, a cominciare da Papia (130), chiamò Marco “interprete di Pietro”: “Marco, un interprete di Pietro, ha messo in iscritto esattamente tutto quello di cui si ricordava. Però scrisse quello che dal Signore è stato detto o fatto, non secondo l’ordine. Marco cioè non ha udito il Signore, né lo ha accompagnato; ma più tardi ha udito Pietro, che disponeva i suoi insegnamenti secondo il bisogno… “.

Oltre alla familiarità con S. Pietro, l’evangelista Marco può vantare una lunga comunità di vita con l’apostolo Paolo, che incontrò la prima volta nel 44, quando Paolo e Barnaba portarono a Gerusalemme la generosa colletta della comunità di Antiochia. Al ritorno, Barnaba portò con sè il giovane nipote Marco. Evangelizzata Cipro, quando Paolo progettò un più faticoso e rischioso viaggio nel cuore dell’Asia Minore, tra le infide e bellicose popolazioni semibarbare del Tauro, Marco – si legge negli Atti degli Apostoli – “si separò da Paolo e Barnaba e tornò a Gerusalemme”. Poi Marco tornò al fianco di S. Paolo mentre questi era prigioniero a Roma.
Nel 66 S. Paolo ci dà l’ultima informazione su Marco, scrivendo dalla prigione romana a Timoteo: “Porta con te Marco. Posso bene aver bisogno dei suoi servizi”.

I dati cronologici della vita di S. Marco rimangono incerti. Egli morì probabilmente nell’anno 140 dell’impero di Nerone (68), di morte naturale, secondo una relazione, e secondo un’altra come martire, ad Alessandria d’Egitto. Gli Atti di Marco, uno scritto della metà del quarto secolo, riferiscono che S. Marco il 24 aprile venne trascinato dai pagani per le vie di Alessandria legato con funi al collo. Gettato in carcere, il giorno dopo subì lo stesso atroce tormento e soccombette. Il suo corpo, dato alle fiamme, venne sottratto alla distruzione dai fedeli. Il trafugamento del suo corpo da parte di due mercanti veneziani nell’828 appartiene alla leggenda, ma è attorno a questa leggenda che è stata eretta dal 976 al 1071 la stupenda basilica veneziana dedicata all’autore del secondo Vangelo, simboleggiato dal leone.

Marco era figlio di Maria di Gerusalemme, nella cui casa si rifugiò Pietro liberato dal carcere. Collaborò con Barnaba all’opera apostolica di Paolo, al quale fu vicino anche nella prigionia di Roma. Discepolo fedele di Pietro (‘mio figlio’ 1Pt 5,13), scrisse il secondo vangelo, raccogliendo la predicazione dell’apostolo sui detti e sui fatti di Gesù. Tema del suo annunzio è la proclamazione di Gesù, Figlio di Dio, rivelato dal Padre, riconosciuto perfino dai demoni, rifiutato e contraddetto dalle folle, dai capi, dai discepoli. Momento culminante del vangelo di Marco è la professione di fede del centurione ai piedi della croce. (Mess. Rom.)

Patronato: Segretarie

Etimologia: Marco = nato in marzo, sacro a Marte

Emblema: Leone


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