PELLEGRINAGGIO E PELLEGRINI

Ci sono dei luoghi speciali che sono “luoghi di Dio”. Li ha voluti Lui. «La mia meditazione si porta, dunque, ai luoghi di Dio, a quegli spazi che Egli ha scelto per mettere la sua “tenda” tra di noi così da consentire all’essere umano un incontro più diretto con Lui»
(Giovanni P. II, prima di andare in Terrasanta).

Il santuario della Madonna di Castelmonte nella nostra terra friulana è uno di questi luoghi.

Certo, in realtà Dio è presente in tutti i luoghi della terra, tutto è uscito dalle sue mani, tutto lo spazio e il tempo.
Ma come nel tempo ci sono particolari momenti, …

eventi, di grazia, così lo spazio è segnato da luoghi particolari di intervento della salvezza di Dio. Per questo nel santuario ci sono i quadretti che dicono P.G.R. e cioè: qui io ho ricevuto una grazia!

Così il Signore ha voluto che alcuni luoghi particolari nella storia divenissero «spazi sacri, nei quali l’incontro col divino può essere sperimentato in modo più intenso di quanto non avvenga abitualmente» (Giovanni P. II).

Il primo spazio sacro, il luogo sacro per eccellenza, è la Terrasanta, il M. Sinai e poi Gerusalemme. L’uomo di Dio è un pellegrino e nell’antico Israele è un pellegrino verso Gerusalemme e verso il suo Tempio. «Quale gioia quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore. E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!» (Sal 121, 1-2). Nell’Antico Testamento il padre della fede Abramo è pellegrino verso la Terra Promessa, il popolo dell’Esodo è pellegrino verso la stessa Terra.

Gesù stesso è pellegrino verso Gerusalemme e nell’ ultimo pellegrinaggio si compie il suo sacrificio e la salvezza universale. Ma con il Nuovo Testamento Gesù Cristo stesso è diventato il nuovo tempio. Sono superati i templi antichi e la Chiesa stessa diventa tempio di Cristo. Questo, come tutta la storia del cristianesimo mostra, non esclude che i cristiani abbiano i loro luoghi di culto, ma ci ricorda che essi servono alla liturgia della comunità e sono fatti per incontrare e guardare a Cristo che è la pienezza della divinità.

Si va in chiesa per andare a Cristo e si fa un pellegrinaggio per essere aiutati ad incontrare Cristo.

La storia del cristianesimo è tutta segnata dai percorsi dei pellegrinaggi, prima di tutto a Gerusalemme e a Roma, poi a Santiago, a Czestochowa, a Lourdes e a Fatima, a Loreto, a San Giovanni Rotondo, a Medjugorje e via di seguito. Una rete incredibile di percorsi, di miracoli, di conversioni, di storie di fede e di avventure rischiose.

Il pellegrino cristiano è sempre stato guardato con stima e profondo rispetto, aiutato, sostenuto nel viaggio, difeso, perché è un uomo che cerca Dio, che vuole rinnovare il suo rapporto con Cristo, che cerca il suo aiuto e per questo si rivolge a Maria o ai Santi.

C’è un bellissimo canto sudamericano alla Madonna (Romaria) che racconta di un pellegrino  “Mio padre era un peão, mia madre era la solitudine, i miei fratelli si sono dispersi cercando l’avventura. Sono divorziato, ho giocato, ho investito, poi ho abbandonato. Se esiste la fortuna, non lo so, non l’ho mai vista. Mi hanno detto però di venire qui, in pellegrinaggio, in preghiera, per chiedere la pace nelle mie disavventure. Ma dal momento che non so pregare, sono venuto semplicemente a mostrare il mio sguardo”. Ecco, in pellegrinaggio si può andare così, semplicemente, col cuore aperto e una grande domanda in attesa di una grande risposta.

Per questo anche noi facciamo con tutta la comunità il pellegrinaggio a Castelmonte. Tanti non potranno venire: «tutti dovremo comunque compiere quel viaggio interiore che ha per scopo di staccarci da ciò che, in noi e intorno a noi, è contrario alla legge di Dio, per metterci in grado di incontrare pienamente il Cristo, confessando la nostra fede in Lui e ricevendo l’abbondanza della sua misericordia» (sempre Gv. P. II).

Buon pellegrinaggio!

don Carlo Gervasi