Risvegliati dalla realtà e dal Papa

(Photo by Jeff J Mitchell/Getty Images)
(Photo by Jeff J Mitchell/Getty Images)

Quando alcune settimane fa un fiume di gente ha attraversato i Balcani è successo qualcosa di imprevedibile e ne sono rimasto colpito.

Di fronte all’imponenza di ciò che stava accadendo, in tante persone, dagli sconosciuti volontari occasionali fino ai politici, è accaduto un cambiamento! Un cambiamento di atteggiamento, di ragioni e di volontà. Certo, ci sono sempre i molti che non si spostano di un millimetro dalle loro idee o che antepongono a tutto le loro analisi raffinate oppure grossolane, ma non importa.
Quello che è stato evidente è che è successa questa cosa: molte persone sono cambiate. Anche degli stati (vedi per esempio Germania) hanno cominciato a dire e fare cose che fino ad un mese prima non si sarebbero mai sognati di fare, accogliendo persone a migliaia. La drammaticità della situazione ha aiutato ad emergere in tante persone alcune caratteristiche inestirpabili della nostra umanità. Siamo fatti così: siamo grandi quando vogliamo bene, siamo più veri quando diamo tempo, fatica, energia, soldi, siamo fatti per entrare in rapporto con tutti e per avere a cuore il mondo intero.
Fatti a Sua immagine e somiglianza.
E questo è più forte anche di tutte le considerazioni negative che possiamo fare, dei problemi che sappiamo esistono, dei giudizi su chi e perché sta venendo in Europa.
C’è qualcosa di più forte di tutto questo.
E papa Francesco ha chiesto alle parrocchie di diventare più accoglienti, spingendoci a metterci in moto più di quanto stiamo già facendo.
E così sarà anche per noi.
E ciò che è accaduto con l’ultimo viaggio di papa Francesco a Cuba e negli USA è lì a dirci che è possibile incontrare tutti e che il mondo intero ha sete di ciò che per grazia di Dio, e non per nostro merito, abbiamo incontrato e portiamo se siamo testimoni.
N.B. Per chi fosse a conoscenza di persone che sono disposte a dare ospitalità, o che hanno dei vani disponibili e abbastanza facilmente riattivabili, o che sono disponibili a “far compagnia” a famiglie di profughi, dentro un progetto più di stabilità che di emergenza, il punto di riferimento per tutta la nostra diocesi è la Caritas, che si è già attivata per questo ed ha già in corso il censimento e l’organizzazione delle varie disponibilità.

don Carlo Gervasi

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