Diario di don Carlo in Etiopia

DON CARLO IN ETIOPIA PER LA DEDICAZIONE A SAN MICHELE ARCANGELO DELLA CHIESA DI BAZRECHE

Raccolta dei brevi video di don Carlo

Diario giorno 01

5 gennaio
Primo intoppo ieri in aeroporto a Ronchi: il nostro risultato tampone non era bilingue e mancava una dicitura: bloccati.
Superato
L’addetta all’imbarco è rimasta colpita quando le ho raccontato ciò che andavamo a fare in Etiopia e ci ha fatto i complimenti …
A Roma aeroporto sosta lunga.
Altro intoppo all’imbarco: quelli di Trieste avevano mancato di segnalare dei dati …
Arrivo in Etiopia questa mattina presto stanchi.
Sbarco: noi andiamo a Emdibir: BLOCCATI! TUTTI QUATTRO MA, CHISSÀ PERCHÉ, IO DI PIÙ.
Finalmente ci lasciano andare.
È venuto a prenderci Abba Abtè che ci offre un succo-polpa stratificato di quattro frutti locali: strepitoso.

Uscita da Addis Ababa devastante: traffico bloccato, mercati, antevigilia di Natale, ci aspettano per pranzo a Embibir  arriviamo alle 15.30, distrutti.
Il vescovo (mons. Musiè) ci ha aspettato.

Dopo pranzo visita delle strutture/progetti/uffici e attività della diocesi.
Quello che riescono a sostenere è incredibile: ci lavorano 70 persone!

Dopo cena chiacchierata sulla situazione dell’Etiopia e sulla guerra.
Alcuni accusano quelli del Guraghe (il nome della regione di Emdibir) di aver poco spirito battagliero, di non essere guerrieri.

Penso che fin da piccoli impariamo a scontrarsi e battagliare: non è difficile essere guerrieri (anche due donne sull’aereo se le sono date violentemente a parole) è difficile essere costruttori di pace.

Domani sera messa di mezzanotte di Natale (la riforma gregoriana del calendario non è ancora stata accettata): il 7 è di nuovo Natale.

 


Diario giorno 02

6 gennaio

Nella chiesa latina Epifania, nelle chiese di rito orientale Vigilia di Natale!
In mattinata visita al nuovo progetto agricolo della diocesi: in tre anni, con l’aiuto degli australiani hanno fatto un lavoro incredibile rivoluzionando le abitudini della loro agricoltura tradizionale:
– stalla moderna con trenta mucche da latte
– stalla con trenta vitelli
– piantagione di foraggio
– piantagione di mais per farina e per mangime
– vivaio di piante di avocado
– piantagione di caffè …
Siamo molto colpiti: è una “vision” completamente nuova per questa parte dell’Africa. Potrebbe essere l’inizio di una rivoluzione per l’agricoltura del posto.
Si sono fidati e hanno rischiato molto ..

 

Subito dopo pranzo facciamo conoscenza con il giovanissimo parroco di Bazreche a cui consegniamo i vasi sacri per la nuova chiesa.

Con il nuovo parroco e, dietro, mons. Musiè

Alle 16.00 un’ora e mezza per i vesperi solenni del Natale.
Al rientro in arcivescovado i pavimenti sono pieni di una strana erba.
Si usa nelle solennità per augurare pace e bene, a ricordo del ramoscello che la colomba ha riportato a Noè alla fine del diluvio.

Erba per augurare pace e bene

Alle 22.00 inizia la liturgia di Natale con il “mattutino”, alle 23.30 processione con il bambino Gesù e poi, a seguire la messa (unica del Natale) fino a dopo le due. I giovani hanno poi continuato a cantare.

L’interno della cattedrale è tutto dipinto a colori forti con episodi della storia della Salvezza.

Oggi dialoghi interessanti sulla situazione, sui loro progetti, sulla loro liturgia e la nostra.
Giornata piena, intensa e lunga … ormai cantano i galli!


Abbiamo parlato al telefono con il vescovo di Bahar Dar, che si ricorda di noi e che era in viaggio perché dopo la messa della notte stamattina ha celebrato in una chiesa a 120 km. Ha detto che da loro la situazione è buona, a parte le aree toccate dalla guerra, che sono distrutte.
Tutte le aree che abbiamo visto sono tranquille, anche perchè c’è una discreta sorveglianza di poliziotti e militari sulle strade principali.
Quindi per noi nessun problema.


Diario giorno 03

7 gennaio

Qui è NATALE e domani sarà il grande giorno della dedicazione della chiesa di Bazreche Questa mattina “Natale in compagnia”.

Vi partecipo tre spunti da cose viste nel pomeriggio:

1) tre giorni fa sono arrivate tre suore in una nuova clinica, veramente grande che servirà circa 15.000 persone. Anche qui, come in pochi altri posti, non hanno paura a rischiare in grande anche senza sapere come andrà a finire e chi potrà portare avanti tutto

Etiopia: clinica San Marco
Etiopia: clinica San Marco

2) incontriamo un nonno musulmano con la nipotina che ci dice che non sa quanti anni ha Chiama la nipotina “oro” perché dice che è la sua garanzia di non morire: lei continua la sua vita …

3) qui le case più semplici sono i tucul, le capanne rotonde che sono anche sulla bandiera del Guraghe. Sono vissute da famiglia + animali
Vederle dal vero colpisce …
Alcune hanno anche una certa bellezza estetica:

 


Diario giorno 04

Sabato 8 gennaio, giornata solenne e speciale.

– La prima sorpresa arriva già al mattino: saliamo sul fuoristrada con il vescovo Musiè e il suo autista, mi chiede di aprire il cassetto e di inserire il CD: facciamo l’andata non al ritmo dei sobbalzi dell’auto ma ascoltando Mozart, a cominciare dalla Serenata 13!
– per le nove siamo a Bazreche dove da tempo stanno preparando la festa per la dedicazione della loro chiesa.

Il filmato vi dà l’idea di come è fatto il villaggio di Bazreche

 

– Mentre ancora sta arrivando la gente, comincia subito la processione verso la nuova chiesa seguita dall’ascolto dei testi di Esodo (40, 1-35 la costruzione del tempio)
Ebrei (9,1-15 il nuovo Tempio è la redenzione di Cristo per mezzo del suo sangue) e Giovanni (10,22-39 dialogo tra Gesù e i giudei nel tempio).
Poi, dopo aver benedetto l’olio vengono unte le quattro porte della chiesa (quattro punti cardinali), finalmente si entra e il vescovo unge i 12 pilastri che sostengono la chiesa (come la Chiesa fondata sui 12 apostoli)

Inizio processione.

 

Prima dell’ingresso è stata scoperta una targa a ricordo dell’inaugurazione

 

 

– La chiesa è molto bella e luminosissima (la più luminosa delle chiese viste finora in Etiopia: farà scuola)

– Santa messa con la predica di Musiè e il mio breve intervento. Spero di aver espresso un pensiero che condividete dicendo che:

prima parte

 

seconda parte


Canti

 

Prima dei ringraziamenti a tutti, fatti dal parroco, sono stati consegnati i regali per il nostro arcivescovo, per me, per Stefano Comand, mio fratello Danilo e per Luigi Fiorini, poi un regalo speciale per la Parrocchia di San Marco: una croce etiope scolpita in legno, segno dell’amore di Dio a ciascuno.

Il vicario del vescovo ha accompagnato il dono con significative parole

 

– Poi è intervenuto un anziano della comunità con parole semplici e commoventi.
Abba Abtè mi traduceva:
Ha raccontato che lui ha pianto per tanti anni perché non avevano la chiesa, ha raccontato del vecchio parroco che gli diceva di continuare a sperare.
Poi ha detto che oggi era contento come un bambino perché era come rinato: si era compiuto il desiderio per cui aveva pianto e pregato per tanto tempo, è questo è successo prima che lui morisse e che morisse il vescovo (e qui molti si sono fatti una risata).
Ha detto che gli dispiaceva di non saper parlare in italiano e ci ha ringraziati!

Alla fine, fuori, festa con tutti e pranzo con carne abbondante per tutti!
Mentre mangiavamo ho detto al vescovo: abbiamo iniziato la giornata on Mozart e adesso, dopo la dedicazione, ci deve essere un coro di angeli che canta in cielo …
Risposta del vescovo: “non c’è alcun dubbio che è proprio così”
Giorno di GRAZIA per tutti

festa

 


Diario giorno 05

domenica 9 gennaio
– abbiamo un giorno “libero” con nel cuore e negli occhi ciò che abbiamo vissuto ieri.
– messa di mattina presto e via a vedere i laghi della valle del grande rift africano, paradiso della geologia (so che alla maggior parte di voi non interessa, e anche per questo che siete infelici … 😉 ), animali e uccelli mai visti dal vero, un numero di persone incredibile con età media bassissima …

 

Al rientro, il margine della scarpata occidentale del rift è libero.

Spettacolo. Leggiamo il salmo 104 (103) sulla creazione …

Il tempo del rientro si avvicina velocemente …


Diario giorno 06

lunedì 10 e martedì 11

Riflessioni personali
Ieri mattina io e Danilo abbiamo attraversato le periferie di Emdibir (il capoluogo) e ci venivano normali un sacco di osservazioni da “occidentali”:
– come è possibile che un albero cada sulle tombe del cimitero e lo lascino li?
– non si può bere l’acqua inquinata del fiume!
– c’è una sporcizia totale … ecc., ecc.
Poi rientrando in arcivescovado mi colpisce di nuovo il bellissimo giardino …

Albero caduto sulle tombe …

Etiopia: albero caduto

Potrebbe venire il pensiero: roba da ricchi, ma a poca distanza c’è la banca più importante che è circondata dalla solita schifezza (che qui non è assolutamente un problema) e ieri abbiamo mangiato in un resort da ricchi ma non c’era paragone.
Val la pena spendere energie e risorse per la bellezza?
Sì!
Perché? …

Secondo pensiero, condiviso ieri a pranzo:
con tutto quello che ci sarebbe da fare penso che se fossi qui, vivrei costantemente il rischio di essere assorbito dalle cose da fare che sono tante e importanti … papa Francesco pur ricordando sempre i poveri ha detto diverse volte che non siamo una ONG, che la chiesa non può ridursi a una ONG. Cosa vuol dire?
Luigi Fiorini (che si ferma due mesi qui a continuare il suo prezioso lavoro) dice: “noi portiamo qualcosa in più!”
Forse non basta qualcosa in più, forse c’è bisogno di una diversità …
“Che cosa c’è di diverso?”
Ecco, questa è la questione che mi interessa. Altrimenti siamo come da noi che quando c’è liturgia, catechesi e carità, c’è tutto (organizzativamente c’è tutto)
So che su questo faccio fatica a farmi capire e allora pensando che Musiè è francescano dico che San Francesco non aveva la preoccupazione di risolvere i problemi dei poveri, ma aveva una passione travolgente per Cristo e quindi per ciascun uomo e questo lo faceva vivere da povero ed è questo che ha messo in moto un carisma che cambia la storia e la vita degli uomini

Chiacchieriamo sul fatto che nessuno ritiene compito proprio interessarsi di un buco davanti a casa propria, o dello sporco o della manutenzione di un macchinario, di un attrezzo …
Io dico che il cristianesimo, per sua natura, quando è vissuto con pienezza, tende a rendere interessante tutto, a farti interessare a tutto. “Tutto è vostro, il presente, il futuro, tutto è vostro ma voi siete di cristo …
Mi dicono “questa è filosofia” … allora mi fermo …

– questa diocesi di Emdibir è speciale: 24 parrocchie, 10 cappelle, due ospedali, cliniche, scuole, la fattoria … sono coinvolte direttamente e quindi dipendenti, oltre 1000 persone!!! È la costruzione di una civiltà (come da noi al tempo dei monasteri?)

Questa mattina festa dell’anziano nel centro anziani della diocesi (aiutano anziani e vedove): è praticamente una mensa per i poveri (175 al giorno).
Queste opere, qui le fanno solo i cattolici, ma in questo centro i cattolici aiutati sono 3!, gli altri sono metà ortodossi, metà musulmani …
I primi a ricevere il pasto oggi sono i detenuti poveri della prigione (qui i detenuti sono mantenuti dalla famiglia e chi non ha nessuno, non mangia. In una occasione come questa le guardie lì accompagnano al centro della diocesi).
Carità …

Etiopia: assemblea festa anziani

Festa dell’anziano con discorsi, regali, pranzo, festa e balli …

Ultima battuta di Abba Abtè alla guida nel traffico caotico del centro di Addis Ababa (siamo qui per il necessario tampone): “dove ci sono i ricchi aumenta la confusione …” Che sia forse una legge della termodinamica? Cioè che: la ricchezza aumenta l’entropia?

Etiopia: no more

 

Ingresso dell’arcivescovado

Etiopia: ingresso arcivescovado

Adesso in questo posto ho visto tre luoghi che insegnano “bellezza”:
– la meravigliosa cattedrale di Embibir, tutta affrescata
– la residenza del vescovo
– la “nostra” Nuova chiesa di Bazreche
Arrivederci a presto

Alcuni giovani di Bazreche con le magliette della nuova chiesa e con il loro parroco Abba Wasihun

Etiopia: giovani


Diario giorno 07

12 gennaio

Ancora una puntata …
– stamattina visita di Unity Park (flora, fauna e storia dell’Etiopia)
– pomeriggio chiedo di visitare la cattedrale cattolica.
Lungo il tragitto faccio notare ad Abba Habtè che ci sono tante auto con simboli e immagini religiose, e lui:
Ortodossi e protestanti mettono e portano tante immagini e croci, ma poi la vita è altro.
È come avevi detto tu l’altro giorno, la fede resta in chiesa, mentre invece dovrebbe interessare tutto.
Dico: allora c’è bisogno di una rivoluzione anche nel cristianesimo …
Mi risponde: sì, come spiega Danielau nel libro “Cattolicesimo” … siamo d’accordo

 

Nel frattempo siamo arrivati alla Cattedrale e chi troviamo lì?
Il vecchio parroco di Bazreche, quello che per 18 anni ha detto ai suoi fedeli di continuare a sperare nella costruzione di una chiesa. Gli mostriamo le foto. È sorpreso e felice, presto andrà a vederla …

Etiopia: col vecchio parroco
Nella cattedrale c’è il presepio: giustamente Gesù nasce in un tucul.

Etiopia: presepe

Proviamo ad andare a visitare la grande cattedrale ortodossa (sapevamo che non ci lasciavano entrare): non possiamo neanche avvicinarci perché ci vuole il biglietto e la vendita è chiusa!!!

In Etiopia anche il potere ha stima dei cattolici per le loro opere educative e di assistenza (e lo stato chiede a musulmani, ortodossi e protestanti: perché non fate come i cattolici che dove hanno una chiesa fanno anche la scuola e l’ambulatorio?).

Noi invece ormai pensiamo che deve fare lo stato: abbiamo forse rinunciato a ciò che per natura portiamo? E che nella storia abbiamo costruito?

Etiopia: zebra

Ormai siamo rientrati …
Saluti da Fiumicino

 

Un pensiero su “Diario di don Carlo in Etiopia

Commenti chiusi.